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Roma. Successo per “Creiamo Energia”: La Campagna di Community Funding di RWE Supera le Aspettative
In meno di 8 ore, la campagna “Creiamo Energia” ha raggiunto il doppio dell’obiettivo minimo, coinvolgendo i cittadini nella realizzazione del parco eolico di San Severo per sostenere la transizione energetica in Italia.
In meno di 8 ore, la campagna “Creiamo Energia” ha raggiunto il doppio dell’obiettivo minimo, coinvolgendo i cittadini nella realizzazione del parco eolico di San Severo per sostenere la transizione energetica in Italia. Roma, 21 ottobre 2024 — Si è conclusa con un risultato straordinario la campagna di community funding “Creiamo Energia – Insieme per la Transizione Energetica in Italia”…
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Immagino che in molti ieri abbiano visto Nuclear Now di Oliver Stone, il suo ultimo film nel quale rilancia la necessità di utilizzare l'energia nucleare per fronteggiare la minaccia del riscaldamento globale. Indipendentemente dalle posizioni di ciascuno, il film �� anche una sorta di autobiografia generazionale nella quale, pur essendo più giovane di lui, mi sono in buona parte ritrovato.
La nostra generazione, infatti, era largamente antinucleare (come lo era lui). E lo eravamo per diverse ragioni:
- associavamo nucleare a Hiroshima. E anche se nessuno poteva seriamente pensare che una centrale potesse produrre un fungo atomico, c'era però il problema radiazioni, quelle che colpiscono i superstiti della bomba ma potevano colpire anche in caso di incidenti, alle centrali o ai depositi di scorie. Gli incidenti di Three Miles Island prima, e soprattutto di Chernobyl poi, non fecero che confermare e rafforzare il rifiuto.
- vivevamo in un periodo nel quale lo sviluppo era solo occidentale mentre dilagava la fame nel mondo. Come scrivevo l'altro giorno (https://tinyurl.com/3wtnexmt) erano gli anni del Club di Roma e l'idea condivisa era quella di un Occidente che non solo condannava alla fame il resto del mondo, ma ipotecava un futuro nel quale lui, l'Occidente, avrebbe continuato a svilupparsi a scapito, non solo del III mondo, ma delle generazioni future.
- le energie alternative muovevano i primi passi. Il sole che ride è un simbolo che voleva dire: no a nucleare, al suo posto energia solare, gratuita, rinnovabile e illimitata. Si pensava quindi che se gli investimenti non fossero diretti solo su petrolio e nucleare, ma anche su rinnovabili, la ricerca avrebbe potuto fare passi da gigante e arrivare a risultati allora non immaginabili.
Per tutte queste ragioni essere antinucleari pareva essere cosa ragionevole e sensata. Passati alcuni decenni, però, e maturata un'esperienza consolidata, quelle stesse ragioni di allora sono state da molti riviste, come il film di Oliver Stone in parte racconta.
- Incidenti e Chernobyl. Che fu oggettivamente una catastrofe. Ma come molti libri (e non da ultimo la bellissima serie TV) hanno abbondantemente mostrato, quella catastrofe fu ingenerata da una serie impressionante di comportamenti umani del tutto sbagliati e volontari. In poche parole: gli addetti fecero ciò che non dovevano fare, e sapevano che non avrebbero dovuto farlo. Il tutto in presenza, peraltro, di reattori di antica generazione che nessuno si sognerebbe di costruire adesso. Ma mettere in conto dell'energia nucleare il comportamento deliberato (e criminale) degli operatori, è come mettere in conto il Vajont alle fonti rinnovabili (l'idroelettrico è la principale fonte rinnovabile). Ma noi sappiamo che il Vajont accadde perché anche lì vi fu un deliberato comportamento umano sbagliato (e criminale), e infatti attribuiamo quella catastrofe ai costruttori, ai progettisti, agli umani, insomma, o al massimo agli eventi meteo, ma non alle fonti rinnovabili. Fukushima, spesso citata insieme a Chernobyl, è in realtà più una controprova. Perché lì avvenne un terremoto e seguente tsunami che rase al suolo una città e uccise quasi 20mila persone. La centrale è praticamente l'unica cosa che rimase in piedi. Ci fu un incidente, verissimo, ma fu provocato da un'onda da tsunami che non era stata prevista, alta più di un palazzo di 4 piani, che scavalcò le recinzioni e allagò la centrale. Errore di progettazione e localizzazione, ma la centrale resse, a dispetto di tutto il resto nel raggio di chilometri e non vi furono morti per via dell'incidente nucleare, a differenza delle migliaia che avvennero per il terremoto (e dei quali nessuno si ricorda più). Per quanto riguarda la paura di radiazioni e la richiesta di radiazioni zero, magari in nome di chissà quale principio di precauzione, ricordo che le radiazioni naturali esistono, e in Italia non mancano affatto, con alcune zone (vedi Viterbo e dintorni https://tinyurl.com/yy4mceya) che presentano livelli tutt'altro che trascurabili. Eppure, nonostante questi livelli siano conosciuti e monitorati da decenni, non mi risultano conseguenze negative dal punto di vista sanitario per le popolazioni locali.
- Frenare lo sviluppo in Occidente. Se questa pareva una buona idea quando solo l'Occidente cresceva, oggi, che vediamo lo sviluppo asiatico di oltre metà della popolazione mondiale, non ha senso. Lo sviluppo non è più solo occidentale, e la maggioranza della popolazione mondiale di certo non ha intenzione di frenarlo. Anzi.
- Lo sviluppo delle rinnovabili. Non siamo a 40 anni fa, ora le energie rinnovabili sono state sviluppate e, in alcuni paesi, in misura enorme. L'esempio della Germania ormai fa testo. Ha un potenziale di generazione di 130 Gw o giù di lì (più o meno il doppio del nostro) eppure risulta costantemente tra i paesi europei con il maggior quantitativo di emissioni. Per Kwh prodotto, la Germania ha un livello di emissioni che è circa 10 volte maggiore di quello della vicina Francia che, come noto, ha molte centrali nucleari, pur avendo, la Germania, impianti per rinnovabili (sole+vento) che sono oltre 4 volte più di quelli della Francia. Il quadruplo delle rinnovabili per avere emissioni 10 volte maggiori: c'è qualcosa che non torna, ma i motivi si conoscono, il capacity factor e l'impossibilità di stoccaggio. Ci si continua a ripetere (da decenni) che si troverà il modo di immagazzinare energia solare per la sera su larga scala e in grado di rispondere ai picchi di, per esempio, un ospedale. Fatto sta che mi sembra di sentire i discorsi sulla fusione, che vengono fatti, anch'essi, da decenni: arriverà, è certo, è il futuro. Ma più in là. All'atto pratico, oggi (e per i prossimi decenni) non abbiamo nulla che ci serva, e l'esempio della Germania dovrebbe essere di monito per tutti.
Il film di Oliver Stone, quindi, parla ad una generazione, quella che sbrigativamente possiamo identificare come boomer, alla quale appartengo. Questa generazione nel corso della sua vita ha visto apparire il riscaldamento globale, prima come ipotesi futuribile e poi, anno dopo anno, come realtà scientifica assodata e, quel che è molto peggio, come realtà climatica percepita e constatata. Di fronte a questo si impongono a tutti riconsiderazioni, e in molti di noi l'hanno fatto nel corso del tempo: davanti alle nuove realtà e alla nuova conoscenza, le antiche prese di posizione hanno ancora senso? O non rischiano di essere, anno dopo anno, sempre più pericolose e deleterie?
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La famiglia Benetton prepara lo sbarco nella transizione energetica
La famiglia Benetton ha costituto Edizione Renewables. Si tratta di un altro capitolo nel percorso di innovazione e Esg che già tocca tutti gli asset del gruppo. Ma che ora diventa anche un nuovo business. Edizione parte dalle attività che ha già in casa: le tenute agricole di Maccarese in Italia e poi la Compañia de Tierras nel Sud dell’Argentina. I progetti — che sono al vaglio in Sudamerica con Panamerica Energy — riguardano l’installazione di impianti eolici e agrivoltaici per la produzione di idrogeno da rinnovabili e di ammoniaca verde, utile per i fertilizzanti. Ci vorrà tempo per la definizione dei piani e gli iter autorizzativi ma lo schema è pronto. Edizione, sotto la guida del presidente Alessandro Benetton e del ceo Enrico Laghi guarda alle attività esistenti reinterpretandole con una visione innovativa. Parte in proprio e guarda a partnership e grandi alleanze strategiche per i successivi sviluppi futuri. Secondo quella «sperimentazione del fare» cara ad Alessandro Benetton che la famiglia ha scelto come esponente al vertice della cassaforte. Le startup, così come il venture capital, sono insomma considerate utili per fare esperienze concrete e testare settori industriali diversi, che possono eventualmente trasformarsi in nuovi business. I dieci investitori-partner chiave La transizione energetica e la sostenibilità, sia dal punto di vista finanziario che degli investimenti industriali, diventeranno sempre più strategiche nel percorso di crescita internazionale di Edizione. E rappresentano uno dei punti di attrazione di altri capitali che ne sostengano la crescita. Ormai le aziende partecipate da Edizione (9,5 miliardi di ricavi, in crescita del 13 per cento nel 2023) contano su almeno una decina di grandi partner strategici che hanno aderito al progetto del ticket Benetton-Laghi. Blackstone e Fondazione Crt hanno partecipato alla rivoluzione di Mundys (8,6 miliardi di ricavi nel 2023, +16%) contribuendo a farne uno dei campioni europei delle infrastrutture, spinto anche dal nuovo assetto in Abertis che vede l’imprenditore spagnolo Florentino Perez e la sua Acs come un alleato chiave e non più come un rivale. Avolta, frutto del matrimonio tra Autogrill e Dufry, ha visto l’adesione di Gic, il fondo sovrano di Singapore, storico partner di Edizione anche nel gruppo Cellnex, e di Advent. Un sistema di partnership strategiche che ha consentito peraltro anche l’ingresso di un investitore come il fondo canadese Cppib nel gruppo Costanera, partecipata di Abertis. Il risultato? Un gruppo che conta su un valore netto delle partecipate a 12 miliardi costruito «nel segno della discontinuità con uno sguardo al futuro ricco di nuovi investimenti», come ha spiegato Alessandro Benetton all’ultima assemblea e prima ancora al cda che vede oltre ad Alessandro (figlio di Luciano), Carlo Bertagnin Benetton (Giuliana), Christian Benetton (Carlo), Ermanno Boffa (marito di Sabrina, figlia di Gilberto). La cura dello storico business della United Colors Ora il gruppo ha preso in cura anche lo storico business della United Colors al cui vertice è arrivato Claudio Sforza. Il cda ha deciso la strada della trasparenza e ha svalutato per 560 milioni la partecipazione che da anni registrava perdite. Edizione intanto ha messo sul piatto anche 260 milioni di investimenti nei prossimi due anni per il rilancio. Anche su quel fronte si è scelta la strada della discontinuità. Polo stabile Edizione è ormai un polo stabile di lungo periodo ideatore di aggregatore per operazioni di co-investimento con partner internazionali terzi. Da qui è scattata anche la necessità di adeguare anche la governance per rendere più «leggibile» a quei partner, spesso internazionali, i meccanismi che regolano il governo societario. Due i pilastri della nuova architettura che la famiglia ha cominciato ad allestire a fine del 2021 con l’arrivo di Alessandro Benetton nel ruolo di presidente ed Enrico Laghi in quello di amministratore delegato. La tappa finale, quanto a governance, frutto della rivoluzione impressa dalla famiglia. Il numero crescente degli eredi dei fondatori Uno dei motori del cambiamento è stato il numero crescente degli eredi dei fondatori Gilberto, Carlo, Luciano e Giuliana, una dinastia sempre più grande, in alcuni casi arrivata alla terza generazione, che vede ormai 22 azionisti. L’altra spinta è venuta dalla necessità di dare maggiore autonomia al board a cui spetta la scelta dell’indirizzo strategico del gruppo, una decisione che ha portato con sé il passaggio al modello monistico. Più agile e snello, il cda delegherà la gestione operativa a presidente e ceo cha avranno ampio mandato anche in termini di investimenti e gestione finanziaria. La governance adeguata al nuovo assetto La famiglia ha deciso di adeguare la governance al nuovo assetto e alle nuove strategie con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del cda rafforzando i poteri del consiglio lasciando all’assemblea i poteri di approvazione del bilancio, con la disamina dell’andamento del gruppo, della sua strategia e la distribuzione dell’utile, più l’approvazione dell’amministratore delegato con la maggioranza dei due terzi. La regola era già in atto ma viene ribadita e nulla impedisce che i quattro rami si trovino d’accordo su nomi condivisi di altrettanti consiglieri indipendenti. Tutto il resto — dal piano industriale alle operazioni strategiche — sarà materia del cda. Il board resterà in carica fino all’approvazione del bilancio 2024, cioè fino a giugno del prossimo anno. Scatterà il sistema monistico Con l’adozione del sistema monistico non ci sarà più il collegio sindacale, sempre nella logica di rendere più compatto più veloce e compatto nelle decisioni. Sarà invece istituito un comitato di controllo operativo sempre dal 2025. Non è certo un’estromissione degli azionisti – precisa Edizione – perché in base alle nuove regole ognuno dei quattro rami familiari, qualunque sia il numero di componenti che raggiunge, potrà indicare solo due componenti, dei quali uno sarà indipendente e l’altro potrà essere scelto all’interno del proprio ramo familiare. Si tratta piuttosto di rendere più moderno, trasparente e reattivo il processo decisionale. L’aggregazione tra Autogrill e Dufry Quando Edizione decise di procedere con l’aggregazione tra Autogrill e Dufry, che diede origine ad Avolta — per fare un esempio — è stato necessario convocare un’assemblea che ha approvato con la maggioranza dei due terzi l’operazione. Oggi quei passaggi appaiono sfrondati. E questo vale per le grandi operazioni ma anche per le opportunità di investimento che possono passare davanti e che Edizione vuole cogliere più in fretta. L’investimento con Byron Trott Come è emerso dal bilancio 2023 la holding ha investito, assieme al banchiere americano Byron Trott, nelle aziende di packaging Ima e Promach perché, come ha sempre ribadito Alessandro Benetton. «Crescita, sviluppo di partnership, internazionalizzazione, sostenibilità e innovazione» sono la sua cifra. La rivoluzione al cda del 2025 Poi, c’è il nuovo capitolo che guarda più lontano – oltre il rinnovo del cda del prossimo anno - e tocca le regole di ingaggio per la terza generazione. Che per avere un posto in consiglio dovrà dimostrare di avere un curriculum adeguato. Oltre alla laurea, gli eredi dovranno aver completato un corso di studi post-universitario — master o Phd — in una materia economica, ingegneristica o giuridica oppure nell’ambito delle relazioni internazionali presso un’università di prestigio; dovranno aver conseguito un’esperienza in società non del gruppo per almeno cinque anni nell’ambito dell’investment banking, corporate finance, advisory strategico, private equity, o in uno dei settori in cui operano le principali società partecipate di Edizione. Insomma, per entrare nella cabina di regia è richiesta competenza.Le strategie Riorganizzazione nei rami familiari Intanto gli eredi di Carlo, Gilberto, Giuliana e Luciano Benetton si organizzano, ciascuno nell’ambito del suo ramo familiare. I fratelli Massimo, Andrea, Christian e Leone Benetton, figli di Carlo, scomparso nel luglio del 2018, hanno deciso di dare vita a un progetto congiunto di scissone asimmetrica della loro holding Proposta, a favore di tre nuove società Proposta Prima, Proposta Seconda e Proposta Terza per perseguire in maniera autonoma le proprie strategie imprenditoriali. Non cambia nulla nell’assetto di Edizione perché complessivamente quella parte della famiglia avrà sempre il 25% . Ma anche questo è un modo per la dinastia di guardare al futuro con ordine e disciplina. I meccanismi di prelazione Lo statuto prevede infatti che, nel caso qualcuno di loro volesse disporre la propria quota scatteranno meccanismi di prelazione in un’architettura che prevede tre possibilità. L’acquisto di quella partecipazione all’interno del singolo ramo e, se ciò non fosse possibile, la quota verrà offerta a tutti gli altri azionisti. E se neanche a questo livello si dovesse trovare una soluzione, sarà Edizione a comprarla sotto forma di azioni proprie. La cessione a un azionista terzo rispetto ai Benetton c’è ma a quel punto diventa remota. Read the full article
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Pubblicato il report Eni for 2023, la transizione “equa e giusta” verso la decarbonizzazione
L’energy tech company presenta il report volontario “Eni for 2023 - A Just Transition” e dimostra come l’innovazione tecnologica, la ricerca e un modello di business giusto ed equo lungo l’intera supply chain, siano alla base della transizione energetica
Eni sta rendendo la decarbonizzazione ancora di più parte integrante della propria strategia d’impresa attraverso un approccio tecnologico neutrale e pragmatico, nel quale innovazione, ricerca e sviluppo si muovono a favore di una transizione equa che coinvolga tutti gli attori della filiera.
Un percorso non solo teorico, ma concretizzato attraverso i molteplici progressi raggiunti nell’ultimo anno ed evidenziati nel report volontario di sostenibilità “Eni for 2023 – A Just Transition”.
Grazie ad importanti investimenti mirati, l’energy company ha già ridotto del 40% le emissioni nette Scope 1 e 2 del settore Upstream e del 30% quelle complessive, rispetto al 2018. E’ riuscita ad espandere la propria produzione rinnovabile, ha puntato sulla mobilità sostenibile migliorando la capacità di bioraffinazione, ha sviluppato progetti di Carbon Capture & Storage e continuato a investire nella ricerca sulla fusione a confinamento magnetico, mantenendo sempre al centro della propria strategia una partnership equa e inclusiva con le comunità locali. Un’attenzione cruciale “in un contesto mondiale caratterizzato da dinamiche complesse e in continua evoluzione”, come sottolinea Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni. “L’energia rimane uno snodo cruciale, con le sue accezioni di sicurezza e opportunità di sviluppo. La transizione energetica è irreversibile, e dobbiamo garantirne la realizzazione senza sacrificare la competitività del sistema produttivo e la sostenibilità sociale”.
Il report “Eni for 2023 – A Just Transition” è un momento essenziale per fare il punto dei traguardi raggiunti e per definire i target di riferimento in un’ottica di mitigazione dei costi e condivisione dei benefici sociali ed economici con tutta la catena del valore. Un raggio d’azione che si articola lungo le tre leve del modello di business: Eccellenza operativa, Neutralità carbonica al 2050 e Alleanze per lo sviluppo.
Solo nell’ultimo anno l’energy tech company è riuscita a ridurre le emissioni GHG complessive generate dalle proprie attività negli Scope 1 e 2 di un’ulteriore 13%, arrivando ad un – 40% rispetto al 2018, percentuale che la allinea perfettamente con l’obiettivo net zero al 2030 e alla neutralità carbonica totale al 2050 nell’interno ciclo di vita per gli Scope 1, 2 e 3.
Significativo anche l’impegno nella riduzione delle emissioni di metano, diminuite di oltre il 20% nel 2023 e del 50% rispetto al 2017 per quanto riguarda il business Upstream, come dimostra anche il riconoscimento del Gold Standard da parte del programma Oil and Gas Methane Partnership 2.0 (OGMP 2.0) dell’UNEP e l’adesione a numerose iniziative globali come il Fondo Global Flaring and Methane Reduction della Banca Mondiale.
Oltre a decarbonizzare le proprie attività, nella strategia di Eni verso il Net Zero hanno un ruolo importante anche le energie rinnovabili, aumentate grazie alla capacità installata di Plenitude di 3GW.
Come chiaramente evidenziato nel Report Eni for 2023, i progetti di Carbon Capture & Storage hanno una funzione complementare per ridurre le emissioni residue. In questo campo Eni ha acquisito una posizione di leadership, in particolare nel Regno Unito e in Italia, e sta espandendo la propria attività in Nord Africa, Paesi Bassi e Mare del Nord. La capacità totale di stoccaggio al 100% (gross capacity) stimata ad oggi è di circa 3 miliardi di tonnellate con l’obiettivo di raggiungere una capacità gross di reiniezione annua di CO2 di oltre 15 MTPA prima del 2030.
Con un investimento che ammonta a circa 868 milioni di euro nel periodo 2024-2027, la Ricerca e lo sviluppo tecnologico rappresentano per Eni pilastri imprescindibili nel suo impegno a ridurre l’impronta carbonica netta rendendo l’accesso alle risorse energetiche più efficiente ed efficace.
Leggi di più su Rinnovabili https://www.rinnovabili.it/mercato/aziende/report-eni-for-2023-ricerca-sviluppo-per-decarbonizzazione/
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Elmed: il Mase autorizza l'interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia
Elmed: il Mase autorizza l'interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia Il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica ha autorizzato, con decreto del 10 maggio, Elmed, l'interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia che sarà realizzata da Terna e STEG, il gestore della rete tunisina. L'elettrodotto, per il quale è previsto un investimento complessivo di circa 850 milioni di euro, avrà una lunghezza complessiva di circa 220 km, di cui la maggior parte in cavo sottomarino. Il collegamento in corrente continua da 600 MW raggiungerà una profondità massima di circa 800 metri lungo il Canale di Sicilia. "L'autorizzazione della nuova interconnessione tra Italia e Tunisia - ha dichiarato il Ministro Gilberto Pichetto - oltre ad essere un importante traguardo all'interno degli obiettivi sfidanti di transizione energetica fissati nel PNIEC, consentirà al Paese, in virtù della sua posizione geografica strategica, di rafforzare il ruolo di 'hub' elettrico in Europa e nell'area mediterranea, diventando protagonista a livello internazionale". "Reti interconnesse e tecnologicamente avanzate sono alla base di un sistema elettrico sicuro e sostenibile. Elmed è uno dei progetti più significativi del Piano Industriale 2024-2028 di Terna, e l'autorizzazione ottenuta dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica è un importante passo avanti verso la sua realizzazione. Una volta in esercizio, l'opera darà un rilevante contributo al percorso di decarbonizzazione del sistema. In tal senso, le interconnessioni rappresentano uno strumento necessario per incrementare il livello di indipendenza energetica del nostro Paese e per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. L'Africa oggi rappresenta una terra di opportunità: investimenti, infrastrutture e trasferimento di competenze sono i fattori chiave per collaborazioni solide e durature", ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna. "L'autorizzazione definitiva al nuovo elettrodotto che collegherà Italia e Tunisia è un grande risultato nel processo di transizione energetica che vede il nostro Paese in prima linea. Un traguardo per il quale la Sicilia ha rivestito un ruolo da protagonista e che rappresenta una grande opportunità strategica per le nuove sfide che vedono sempre più legate Europa e Africa. Grazie alla sua collocazione geografica e alle sue caratteristiche ambientali, l'Isola infatti è candidata a diventare un importante hub energetico nazionale, con notevoli ricadute in termini di sviluppo economico", ha commentato il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. Per quanto riguarda il lato italiano dell'opera autorizzato dal Mase, il cavo terrestre si svilupperà per 18 km dall'approdo di Castelvetrano (TP), fino alla stazione di conversione che verrà realizzata a Partanna (TP), in prossimità dell'esistente stazione elettrica. In Tunisia, la stazione elettrica sarà realizzata a Mlaabi, nella penisola di Capo Bon. L'interconnessione autorizzata è uno dei progetti del Piano Mattei. Il ponte elettrico Italia–Tunisia è un'opera strategica per il sistema elettrico italiano nell'ambito degli obiettivi di transizione energetica fissati dal Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), in quanto mira a migliorare l'integrazione dei mercati dell'Unione Europea e dei Paesi Nord Africani. Elmed garantisce, inoltre, un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili e il miglioramento della sicurezza dell'approvvigionamento energetico. Dell'investimento complessivo per l'opera, 307 milioni sono stati stanziati dalla Commissione europea tramite il programma di finanziamento Connecting Europe Facility ("CEF"), destinato allo sviluppo di progetti chiave che mirano al potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie. È la prima volta che l'Unione Europea finanzia un progetto in cui uno dei paesi coinvolti non fa parte dell'Unione.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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"Rilancio del piano Mattei: Prospettive per lo sviluppo dell'Africa sotto il governo Meloni del 2024"
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"Rilancio del piano Mattei: Prospettive per lo sviluppo dell'Africa sotto il governo Meloni del 2024"
Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa sotto il governo Meloni del 2024
Il piano Mattei è stato un’iniziativa storica che ha segnato profondamente la politica estera dell’Italia nei confronti dell’Africa. Sotto il governo Meloni del 2024, si prospetta un nuovo capitolo nelle relazioni tra l’Italia e il continente africano, con un’attenzione particolare alla promozione dello sviluppo sostenibile e alla cooperazione economica.
Le radici del piano Mattei e il suo impatto sull’Africa
Il piano Mattei, ideato dall’industriale Enrico Mattei negli anni ’50, aveva l’obiettivo di garantire all’Italia un approvvigionamento stabile di petrolio proveniente dall’Africa, ma allo stesso tempo si proponeva di promuovere lo sviluppo economico e sociale dei paesi africani. Questa visione lungimirante ha contribuito a stabilire legami duraturi tra l’Italia e l’Africa, aprendo la strada a partnership e iniziative di cooperazione che hanno avuto un impatto significativo sulla crescita e lo sviluppo del continente.
Il ruolo del governo Meloni nel rilancio del piano Mattei per l’Africa
Sotto il governo Meloni del 2024, il piano Mattei per l’Africa si propone di rilanciare e rinnovare l’impegno dell’Italia nei confronti del continente africano. In linea con la visione della Meloni, il piano punta a promuovere una cooperazione basata su valori di reciprocità, sostenibilità e sviluppo condiviso. Ciò significa non solo rafforzare le relazioni economiche, ma anche sostenere progetti volti a migliorare l’istruzione, la sanità, l’infrastruttura e l’innovazione tecnologica in Africa.Il governo Meloni intende inoltre incentivare gli investimenti italiani in settori chiave dell’economia africana, come l’energia, l’agricoltura sostenibile, l’industria manifatturiera e le infrastrutture. Questo approccio mira a favorire la crescita economica e a creare opportunità occupazionali sia in Italia che in Africa, contribuendo così a una maggiore prosperità condivisa.
Obiettivi e iniziative chiave del piano Mattei sotto il governo Meloni
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni si articola attorno a diversi obiettivi e iniziative chiave:1. **Promozione della sostenibilità**: Il governo Meloni si impegna a sostenere progetti e iniziative finalizzati a promuovere la sostenibilità ambientale e sociale in Africa. Ciò include la promozione delle energie rinnovabili, la tutela dell’ambiente, la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’adozione di pratiche agricole eco-compatibili.2. **Cooperazione nel settore energetico**: L’Italia, sotto il governo Meloni, intende rafforzare la cooperazione nel settore energetico con i paesi africani, promuovendo la diversificazione delle fonti energetiche e sostenendo lo sviluppo di infrastrutture per la produzione e la distribuzione di energia pulita.3. **Sviluppo dell’agricoltura e della sicurezza alimentare**: Il piano Mattei prevede iniziative volte a potenziare l’agricoltura africana, migliorare le tecniche di coltivazione, promuovere la sicurezza alimentare e favorire l’accesso ai mercati per i produttori locali.4. **Innovazione e sviluppo tecnologico**: Il governo Meloni punta a sostenere progetti di innovazione e sviluppo tecnologico in Africa, promuovendo l’accesso alle tecnologie digitali, la formazione professionale e l’impiego delle nuove tecnologie per migliorare i servizi e le infrastrutture.5. **Collaborazione nel settore sanitario**: L’Italia si impegna a rafforzare la collaborazione nel settore sanitario, supportando programmi di prevenzione delle malattie, migliorando l’accesso alle cure mediche e promuovendo lo scambio di conoscenze e competenze nel campo della salute pubblica.Inoltre, il piano Mattei prevede la promozione di iniziative culturali, lo scambio accademico e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico africano, al fine di favorire una maggiore comprensione reciproca e rafforzare i legami tra le comunità italiane e africane.
Conclusioni
Il rilancio del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni del 2024 rappresenta un’opportunità unica per rafforzare le relazioni tra l’Italia e il continente africano, promuovendo uno sviluppo sostenibile, la cooperazione economica e la prosperità condivisa. Attraverso un’impegno concreto e una visione lungimirante, l’Italia si pone come partner affidabile e costruttivo per contribuire al progresso e al benessere dell’Africa, consolidando al contempo il proprio ruolo nel contesto internazionale.
Investimenti e partenariati strategici per lo sviluppo dell’Africa
Sotto il governo Meloni, il piano Mattei per l’Africa mira a creare un quadro di investimenti e partenariati strategici che possano stimolare la crescita economica e lo sviluppo sostenibile del continente. Questo approccio si basa sulla convinzione che una collaborazione mutuamente vantaggiosa tra l’Italia e i paesi africani possa portare benefici a entrambe le parti.Uno degli elementi chiave di questa strategia è l’attrazione di investimenti italiani in Africa. Il governo Meloni si impegna a offrire incentivi e garanzie per incoraggiare le imprese italiane a espandere le loro attività nel continente africano. Ciò include agevolazioni fiscali, programmi di supporto alle esportazioni e assistenza per l’accesso ai mercati locali. Attraverso questi investimenti, l’Italia mira a creare nuove opportunità occupazionali, trasferire know-how e tecnologie e promuovere lo sviluppo di filiere produttive sostenibili.Allo stesso tempo, il piano Mattei promuove partenariati strategici tra aziende italiane e africane, favorendo la creazione di joint venture, accordi di collaborazione e reti di fornitura. Questi partenariati non solo faciliteranno l’accesso ai mercati, ma consentiranno anche di condividere best practice, conoscenze e competenze tra i diversi attori, contribuendo al rafforzamento delle capacità produttive e manageriali delle imprese africane.
Modernizzazione delle infrastrutture e connettività
Un altro pilastro fondamentale del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni è la modernizzazione delle infrastrutture e il miglioramento della connettività all’interno del continente. Consapevole del ruolo cruciale delle infrastrutture per lo sviluppo economico, il governo italiano si impegna a sostenere progetti di ammodernamento e potenziamento delle reti di trasporto, comunicazione e approvvigionamento energetico.In particolare, l’Italia intende collaborare con i paesi africani per la realizzazione di progetti infrastrutturali strategici, come la costruzione di strade, ferrovie, porti e aeroporti. Questi investimenti mireranno a migliorare la mobilità delle persone e delle merci, facilitando l’integrazione dei mercati e l’accesso ai servizi essenziali. Inoltre, il piano Mattei prevede il sostegno allo sviluppo di reti di telecomunicazione ad alta velocità, per promuovere l’accesso alle tecnologie digitali e favorire la connettività in tutto il continente.Parallelamente, il governo Meloni si impegna a sostenere iniziative volte a garantire la sostenibilità e la resilienza di queste infrastrutture, ad esempio attraverso l’adozione di soluzioni a basso impatto ambientale, come le energie rinnovabili, e l’implementazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici.
Istruzione, formazione e sviluppo del capitale umano
Nell’ambito del piano Mattei per l’Africa, il governo Meloni riconosce l’importanza cruciale dello sviluppo del capitale umano come motore della crescita e dello sviluppo a lungo termine. Pertanto, il piano prevede investimenti significativi nell’istruzione e nella formazione professionale, al fine di potenziare le competenze e le capacità della popolazione africana.Uno degli obiettivi chiave è quello di migliorare l’accesso all’istruzione, soprattutto per le fasce più vulnerabili della società, come le donne e le comunità rurali. Ciò comporterà il sostegno alla costruzione e all’ammodernamento di istituti scolastici, l’aumento del numero di borse di studio e l’implementazione di programmi di alfabetizzazione e di educazione di base.Inoltre, il piano Mattei si concentrerà sulla formazione professionale, promuovendo l’acquisizione di competenze tecniche e manageriali attraverso partnership tra istituti di formazione italiani e africani. Questo approccio mira a creare una forza lavoro qualificata in grado di sostenere lo sviluppo di nuovi settori economici e di favorire l’innovazione.Il governo Meloni intende anche incoraggiare gli scambi accademici e la collaborazione tra università e centri di ricerca italiani e africani. Ciò consentirà di facilitare il trasferimento di conoscenze e buone pratiche, nonché di promuovere la ricerca e l’innovazione in ambiti di interesse comune, come l’agricoltura sostenibile, le energie rinnovabili e la gestione delle risorse naturali.
Promozione della parità di genere e dell’empowerment femminile
Un aspetto fondamentale del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni è l’impegno a promuovere la parità di genere e l’empowerment femminile. Riconoscendo il ruolo essenziale delle donne nello sviluppo sociale ed economico del continente, il piano prevede iniziative mirate a sostenere l’uguaglianza di opportunità e a rafforzare il ruolo delle donne in tutti i settori.Tra le principali azioni previste, vi sono:1. **Accesso all’istruzione e alla formazione**: Il piano Mattei si impegna a garantire pari opportunità di accesso all’istruzione e alla formazione professionale per le ragazze e le donne, al fine di colmare il divario di genere nel campo dell’istruzione.2. **Empowerment economico**: Saranno avviati programmi di supporto all’imprenditorialità femminile, facilitando l’accesso al credito, alla formazione manageriale e alle reti di business per le donne africane.3. **Partecipazione alla leadership e ai processi decisionali**: Il governo Meloni incoraggia la partecipazione attiva delle donne ai processi decisionali e di governance, promuovendo la loro rappresentanza in ruoli di leadership a livello politico, sociale ed economico.4. **Tutela dei diritti e contrasto alla violenza di genere**: Il piano Mattei prevede il sostegno a iniziative di sensibilizzazione, di rafforzamento delle istituzioni e di assistenza alle vittime per combattere la violenza di genere e promuovere il rispetto dei diritti delle donne.5. **Conciliazione tra vita lavorativa e familiare**: Saranno adottate misure volte a facilitare l’equilibrio tra lavoro e vita privata per le donne africane, attraverso il miglioramento dei servizi di cura e il sostegno alle politiche di parità di genere.Attraverso queste azioni, il piano Mattei mira a creare un ambiente più equo e inclusivo, in cui le donne possano avere pari opportunità di partecipazione e di contributo allo sviluppo socio-economico dell’Africa.
Rafforzamento della governance e dello stato di diritto
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni riconosce l’importanza di promuovere una governance efficace e lo stato di diritto come prerequisiti fondamentali per uno sviluppo sostenibile e inclusivo del continente. Pertanto, il piano prevede iniziative volte a rafforzare le istituzioni, combattere la corruzione e sostenere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.In particolare, il governo italiano si impegna a offrire assistenza tecnica e formazione per migliorare le capacità amministrative e gestionali delle istituzioni pubbliche africane. Ciò comprenderà il supporto allo sviluppo di sistemi di gestione delle finanze pubbliche, di procedure di appalto trasparenti e di meccanismi di controllo e responsabilità.Inoltre, il piano Mattei prevede il sostegno a iniziative di rafforzamento dello stato di diritto, attraverso il miglioramento dell’accesso alla giustizia, il potenziamento dei sistemi giudiziari e il contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. Queste azioni mireranno a creare un ambiente più stabile e favorevole agli investimenti, stimolando la fiducia degli operatori economici e della società civile.Il governo Meloni intende inoltre promuovere il coinvolgimento e la partecipazione della società civile nei processi decisionali, al fine di favorire la responsabilità e la trasparenza delle istituzioni. Saranno sostenute iniziative di capacity building per le organizzazioni non governative e i movimenti sociali, per rafforzarne il ruolo di monitoraggio e di advocacy.Attraverso questo approccio globale, il piano Mattei mira a contribuire alla creazione di istituzioni più solide e democratiche in Africa, garantendo così le condizioni necessarie per uno sviluppo equo e inclusivo a lungo termine.
Cooperazione multilaterale e partenariati internazionali
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni riconosce l’importanza della cooperazione multilaterale e dell’instaurazione di partenariati internazionali per affrontare le sfide comuni e promuovere lo sviluppo sostenibile del continente.In questa prospettiva, l’Italia si impegna a rafforzare il suo ruolo all’interno di organismi e istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite, l’Unione Africana e le banche di sviluppo multilaterali. Attraverso questa partecipazione attiva, il governo Meloni intende contribuire alla definizione di politiche e di programmi di cooperazione allo sviluppo allineati con le esigenze e le priorità dei paesi africani.Inoltre, il piano Mattei prevede l’intensificazione della collaborazione con altri partner internazionali, come l’Unione Europea, gli Stati Uniti e i principali paesi emergenti. Questi partenariati strategici consentiranno di mobilizzare ulteriori risorse finanziarie, tecnologiche e di know-how, favorendo un approccio coordinato e sinergico agli interventi di sviluppo in Africa.Il governo Meloni si impegna inoltre a promuovere la cooperazione Sud-Sud, facilitando lo scambio di buone pratiche e di esperienze tra i paesi africani e altri paesi in via di sviluppo. Ciò permetterà di rafforzare le capacità locali e di stimolare soluzioni su misura per le sfide specifiche del continente.Infine, il piano Mattei prevede il coinvolgimento di attori non statali, come il settore privato, le organizzazioni della società civile e le comunità locali, nella definizione e nell’attuazione delle iniziative di cooperazione. Questo approccio multiattoriale contribuirà a garantire l’allineamento delle attività di sviluppo con i bisogni e le aspirazioni delle popolazioni africane.Attraverso questa strategia di cooperazione multilaterale e di partenariati internazionali, il piano Mattei mira a moltiplicare l’impatto degli sforzi italiani, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e promuovendo sinergie a livello globale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in Africa.
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"Rilancio del piano Mattei: Prospettive per lo sviluppo dell'Africa sotto il governo Meloni del 2024"
https://aedic.eu/politica-estera/rilancio-del-piano-mattei-prospettive-per-lo-sviluppo-dellafrica-sotto-il-governo-meloni-del-2024/
"Rilancio del piano Mattei: Prospettive per lo sviluppo dell'Africa sotto il governo Meloni del 2024"
Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa sotto il governo Meloni del 2024
Il piano Mattei è stato un’iniziativa storica che ha segnato profondamente la politica estera dell’Italia nei confronti dell’Africa. Sotto il governo Meloni del 2024, si prospetta un nuovo capitolo nelle relazioni tra l’Italia e il continente africano, con un’attenzione particolare alla promozione dello sviluppo sostenibile e alla cooperazione economica.
Le radici del piano Mattei e il suo impatto sull’Africa
Il piano Mattei, ideato dall’industriale Enrico Mattei negli anni ’50, aveva l’obiettivo di garantire all’Italia un approvvigionamento stabile di petrolio proveniente dall’Africa, ma allo stesso tempo si proponeva di promuovere lo sviluppo economico e sociale dei paesi africani. Questa visione lungimirante ha contribuito a stabilire legami duraturi tra l’Italia e l’Africa, aprendo la strada a partnership e iniziative di cooperazione che hanno avuto un impatto significativo sulla crescita e lo sviluppo del continente.
Il ruolo del governo Meloni nel rilancio del piano Mattei per l’Africa
Sotto il governo Meloni del 2024, il piano Mattei per l’Africa si propone di rilanciare e rinnovare l’impegno dell’Italia nei confronti del continente africano. In linea con la visione della Meloni, il piano punta a promuovere una cooperazione basata su valori di reciprocità, sostenibilità e sviluppo condiviso. Ciò significa non solo rafforzare le relazioni economiche, ma anche sostenere progetti volti a migliorare l’istruzione, la sanità, l’infrastruttura e l’innovazione tecnologica in Africa.Il governo Meloni intende inoltre incentivare gli investimenti italiani in settori chiave dell’economia africana, come l’energia, l’agricoltura sostenibile, l’industria manifatturiera e le infrastrutture. Questo approccio mira a favorire la crescita economica e a creare opportunità occupazionali sia in Italia che in Africa, contribuendo così a una maggiore prosperità condivisa.
Obiettivi e iniziative chiave del piano Mattei sotto il governo Meloni
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni si articola attorno a diversi obiettivi e iniziative chiave:1. **Promozione della sostenibilità**: Il governo Meloni si impegna a sostenere progetti e iniziative finalizzati a promuovere la sostenibilità ambientale e sociale in Africa. Ciò include la promozione delle energie rinnovabili, la tutela dell’ambiente, la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’adozione di pratiche agricole eco-compatibili.2. **Cooperazione nel settore energetico**: L’Italia, sotto il governo Meloni, intende rafforzare la cooperazione nel settore energetico con i paesi africani, promuovendo la diversificazione delle fonti energetiche e sostenendo lo sviluppo di infrastrutture per la produzione e la distribuzione di energia pulita.3. **Sviluppo dell’agricoltura e della sicurezza alimentare**: Il piano Mattei prevede iniziative volte a potenziare l’agricoltura africana, migliorare le tecniche di coltivazione, promuovere la sicurezza alimentare e favorire l’accesso ai mercati per i produttori locali.4. **Innovazione e sviluppo tecnologico**: Il governo Meloni punta a sostenere progetti di innovazione e sviluppo tecnologico in Africa, promuovendo l’accesso alle tecnologie digitali, la formazione professionale e l’impiego delle nuove tecnologie per migliorare i servizi e le infrastrutture.5. **Collaborazione nel settore sanitario**: L’Italia si impegna a rafforzare la collaborazione nel settore sanitario, supportando programmi di prevenzione delle malattie, migliorando l’accesso alle cure mediche e promuovendo lo scambio di conoscenze e competenze nel campo della salute pubblica.Inoltre, il piano Mattei prevede la promozione di iniziative culturali, lo scambio accademico e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico africano, al fine di favorire una maggiore comprensione reciproca e rafforzare i legami tra le comunità italiane e africane.
Conclusioni
Il rilancio del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni del 2024 rappresenta un’opportunità unica per rafforzare le relazioni tra l’Italia e il continente africano, promuovendo uno sviluppo sostenibile, la cooperazione economica e la prosperità condivisa. Attraverso un’impegno concreto e una visione lungimirante, l’Italia si pone come partner affidabile e costruttivo per contribuire al progresso e al benessere dell’Africa, consolidando al contempo il proprio ruolo nel contesto internazionale.
Investimenti e partenariati strategici per lo sviluppo dell’Africa
Sotto il governo Meloni, il piano Mattei per l’Africa mira a creare un quadro di investimenti e partenariati strategici che possano stimolare la crescita economica e lo sviluppo sostenibile del continente. Questo approccio si basa sulla convinzione che una collaborazione mutuamente vantaggiosa tra l’Italia e i paesi africani possa portare benefici a entrambe le parti.Uno degli elementi chiave di questa strategia è l’attrazione di investimenti italiani in Africa. Il governo Meloni si impegna a offrire incentivi e garanzie per incoraggiare le imprese italiane a espandere le loro attività nel continente africano. Ciò include agevolazioni fiscali, programmi di supporto alle esportazioni e assistenza per l’accesso ai mercati locali. Attraverso questi investimenti, l’Italia mira a creare nuove opportunità occupazionali, trasferire know-how e tecnologie e promuovere lo sviluppo di filiere produttive sostenibili.Allo stesso tempo, il piano Mattei promuove partenariati strategici tra aziende italiane e africane, favorendo la creazione di joint venture, accordi di collaborazione e reti di fornitura. Questi partenariati non solo faciliteranno l’accesso ai mercati, ma consentiranno anche di condividere best practice, conoscenze e competenze tra i diversi attori, contribuendo al rafforzamento delle capacità produttive e manageriali delle imprese africane.
Modernizzazione delle infrastrutture e connettività
Un altro pilastro fondamentale del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni è la modernizzazione delle infrastrutture e il miglioramento della connettività all’interno del continente. Consapevole del ruolo cruciale delle infrastrutture per lo sviluppo economico, il governo italiano si impegna a sostenere progetti di ammodernamento e potenziamento delle reti di trasporto, comunicazione e approvvigionamento energetico.In particolare, l’Italia intende collaborare con i paesi africani per la realizzazione di progetti infrastrutturali strategici, come la costruzione di strade, ferrovie, porti e aeroporti. Questi investimenti mireranno a migliorare la mobilità delle persone e delle merci, facilitando l’integrazione dei mercati e l’accesso ai servizi essenziali. Inoltre, il piano Mattei prevede il sostegno allo sviluppo di reti di telecomunicazione ad alta velocità, per promuovere l’accesso alle tecnologie digitali e favorire la connettività in tutto il continente.Parallelamente, il governo Meloni si impegna a sostenere iniziative volte a garantire la sostenibilità e la resilienza di queste infrastrutture, ad esempio attraverso l’adozione di soluzioni a basso impatto ambientale, come le energie rinnovabili, e l’implementazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici.
Istruzione, formazione e sviluppo del capitale umano
Nell’ambito del piano Mattei per l’Africa, il governo Meloni riconosce l’importanza cruciale dello sviluppo del capitale umano come motore della crescita e dello sviluppo a lungo termine. Pertanto, il piano prevede investimenti significativi nell’istruzione e nella formazione professionale, al fine di potenziare le competenze e le capacità della popolazione africana.Uno degli obiettivi chiave è quello di migliorare l’accesso all’istruzione, soprattutto per le fasce più vulnerabili della società, come le donne e le comunità rurali. Ciò comporterà il sostegno alla costruzione e all’ammodernamento di istituti scolastici, l’aumento del numero di borse di studio e l’implementazione di programmi di alfabetizzazione e di educazione di base.Inoltre, il piano Mattei si concentrerà sulla formazione professionale, promuovendo l’acquisizione di competenze tecniche e manageriali attraverso partnership tra istituti di formazione italiani e africani. Questo approccio mira a creare una forza lavoro qualificata in grado di sostenere lo sviluppo di nuovi settori economici e di favorire l’innovazione.Il governo Meloni intende anche incoraggiare gli scambi accademici e la collaborazione tra università e centri di ricerca italiani e africani. Ciò consentirà di facilitare il trasferimento di conoscenze e buone pratiche, nonché di promuovere la ricerca e l’innovazione in ambiti di interesse comune, come l’agricoltura sostenibile, le energie rinnovabili e la gestione delle risorse naturali.
Promozione della parità di genere e dell’empowerment femminile
Un aspetto fondamentale del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni è l’impegno a promuovere la parità di genere e l’empowerment femminile. Riconoscendo il ruolo essenziale delle donne nello sviluppo sociale ed economico del continente, il piano prevede iniziative mirate a sostenere l’uguaglianza di opportunità e a rafforzare il ruolo delle donne in tutti i settori.Tra le principali azioni previste, vi sono:1. **Accesso all’istruzione e alla formazione**: Il piano Mattei si impegna a garantire pari opportunità di accesso all’istruzione e alla formazione professionale per le ragazze e le donne, al fine di colmare il divario di genere nel campo dell’istruzione.2. **Empowerment economico**: Saranno avviati programmi di supporto all’imprenditorialità femminile, facilitando l’accesso al credito, alla formazione manageriale e alle reti di business per le donne africane.3. **Partecipazione alla leadership e ai processi decisionali**: Il governo Meloni incoraggia la partecipazione attiva delle donne ai processi decisionali e di governance, promuovendo la loro rappresentanza in ruoli di leadership a livello politico, sociale ed economico.4. **Tutela dei diritti e contrasto alla violenza di genere**: Il piano Mattei prevede il sostegno a iniziative di sensibilizzazione, di rafforzamento delle istituzioni e di assistenza alle vittime per combattere la violenza di genere e promuovere il rispetto dei diritti delle donne.5. **Conciliazione tra vita lavorativa e familiare**: Saranno adottate misure volte a facilitare l’equilibrio tra lavoro e vita privata per le donne africane, attraverso il miglioramento dei servizi di cura e il sostegno alle politiche di parità di genere.Attraverso queste azioni, il piano Mattei mira a creare un ambiente più equo e inclusivo, in cui le donne possano avere pari opportunità di partecipazione e di contributo allo sviluppo socio-economico dell’Africa.
Rafforzamento della governance e dello stato di diritto
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni riconosce l’importanza di promuovere una governance efficace e lo stato di diritto come prerequisiti fondamentali per uno sviluppo sostenibile e inclusivo del continente. Pertanto, il piano prevede iniziative volte a rafforzare le istituzioni, combattere la corruzione e sostenere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.In particolare, il governo italiano si impegna a offrire assistenza tecnica e formazione per migliorare le capacità amministrative e gestionali delle istituzioni pubbliche africane. Ciò comprenderà il supporto allo sviluppo di sistemi di gestione delle finanze pubbliche, di procedure di appalto trasparenti e di meccanismi di controllo e responsabilità.Inoltre, il piano Mattei prevede il sostegno a iniziative di rafforzamento dello stato di diritto, attraverso il miglioramento dell’accesso alla giustizia, il potenziamento dei sistemi giudiziari e il contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. Queste azioni mireranno a creare un ambiente più stabile e favorevole agli investimenti, stimolando la fiducia degli operatori economici e della società civile.Il governo Meloni intende inoltre promuovere il coinvolgimento e la partecipazione della società civile nei processi decisionali, al fine di favorire la responsabilità e la trasparenza delle istituzioni. Saranno sostenute iniziative di capacity building per le organizzazioni non governative e i movimenti sociali, per rafforzarne il ruolo di monitoraggio e di advocacy.Attraverso questo approccio globale, il piano Mattei mira a contribuire alla creazione di istituzioni più solide e democratiche in Africa, garantendo così le condizioni necessarie per uno sviluppo equo e inclusivo a lungo termine.
Cooperazione multilaterale e partenariati internazionali
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni riconosce l’importanza della cooperazione multilaterale e dell’instaurazione di partenariati internazionali per affrontare le sfide comuni e promuovere lo sviluppo sostenibile del continente.In questa prospettiva, l’Italia si impegna a rafforzare il suo ruolo all’interno di organismi e istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite, l’Unione Africana e le banche di sviluppo multilaterali. Attraverso questa partecipazione attiva, il governo Meloni intende contribuire alla definizione di politiche e di programmi di cooperazione allo sviluppo allineati con le esigenze e le priorità dei paesi africani.Inoltre, il piano Mattei prevede l’intensificazione della collaborazione con altri partner internazionali, come l’Unione Europea, gli Stati Uniti e i principali paesi emergenti. Questi partenariati strategici consentiranno di mobilizzare ulteriori risorse finanziarie, tecnologiche e di know-how, favorendo un approccio coordinato e sinergico agli interventi di sviluppo in Africa.Il governo Meloni si impegna inoltre a promuovere la cooperazione Sud-Sud, facilitando lo scambio di buone pratiche e di esperienze tra i paesi africani e altri paesi in via di sviluppo. Ciò permetterà di rafforzare le capacità locali e di stimolare soluzioni su misura per le sfide specifiche del continente.Infine, il piano Mattei prevede il coinvolgimento di attori non statali, come il settore privato, le organizzazioni della società civile e le comunità locali, nella definizione e nell’attuazione delle iniziative di cooperazione. Questo approccio multiattoriale contribuirà a garantire l’allineamento delle attività di sviluppo con i bisogni e le aspirazioni delle popolazioni africane.Attraverso questa strategia di cooperazione multilaterale e di partenariati internazionali, il piano Mattei mira a moltiplicare l’impatto degli sforzi italiani, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e promuovendo sinergie a livello globale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in Africa.
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G7 su Ambiente, Energia e Clima: i temi a Venaria
Presso la Venaria Reale ha avuto luogo il G7 su Clima, Energia e Ambiente, un incontro cruciale che ha riunito i ministri competenti dei sette Paesi più industrializzati del mondo, insieme a rappresentanti dell'Unione Europea e di altri Stati e organizzazioni internazionali. G7 su Ambiente, Energia e Clima: gli obiettivi L'obiettivo principale del summit era quello di accelerare l'azione collettiva per affrontare le sfide interconnesse del cambiamento climatico, della crisi energetica e della tutela dell'ambiente. I ministri ha discusso di come aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili, migliorare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas serra, con un'attenzione particolare alle aree più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Un impegno per il futuro La presidenza italiana del G7 ha posto come priorità la transizione verso un futuro più sostenibile, equo e sicuro per tutti. In questo contesto, la Ministeriale di Venaria rappresenta un passo fondamentale per rafforzare la cooperazione internazionale e definire azioni concrete per raggiungere gli obiettivi ambiziosi fissati dall'Accordo di Parigi. Focus su rinnovabili, efficienza energetica e settori chiave Tra i temi principali in agenda nella tre giorni: - Aumento della quota di energie rinnovabili nei mix energetici nazionali, con l'obiettivo di accelerare la decarbonizzazione dei sistemi energetici. - Miglioramento dell'efficienza energetica negli edifici, nei trasporti e nei settori industriali, per ridurre i consumi energetici e le emissioni. - Sostegno alla ricerca e allo sviluppo di tecnologie innovative per la produzione di energia pulita e la lotta al cambiamento climatico. - Gestione sostenibile delle risorse naturali, con particolare attenzione alla tutela delle foreste e degli ecosistemi. - Finanziamento per la lotta al cambiamento climatico, con l'obiettivo di mobilitare risorse adeguate dai settori pubblico e privato. Verso un futuro più verde La Ministeriale di Venaria si è conclusa con l'adozione di una dichiarazione finale che ha riassunto gli impegni assunti dai partecipanti. Si attendono impegni concreti e ambiziosi per accelerare la transizione verso un futuro più verde, prospero e resiliente per le generazioni presenti e future. Oltre alla riunione ministeriale, a Venaria hanno avuto luogo anche una serie di eventi collaterali, tra cui convegni, seminari e mostre, volti a sensibilizzare il pubblico sui temi del cambiamento climatico, dell'energia e dell'ambiente. Un'occasione per l'Italia Per l'Italia, che ha la presidenza del G7 nel 2024, la Ministeriale di Venaria ha rappresentato un'importante occasione per assumere un ruolo di leadership nella lotta al cambiamento climatico e nella promozione dello sviluppo sostenibile. Il governo italiano è impegnato a lavorare con i suoi partner del G7 e con la comunità internazionale per costruire un futuro più sostenibile per tutti. Foto di copertina: Sito ufficiale G7 Italia Read the full article
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L'energia solare in Piemonte
Una delle principali fonti di energia rinnovabile è il fotovoltaico, che negli ultimi anni ha registrato una crescita non indifferente in Italia, contribuendo alla transizione energetica, alla lotta al cambiamento climatico e alla riduzione delle emissioni di CO2. Come già fatto in precedenza con Emilia Romagna e Veneto, oggetto di questo articolo sarà un’analisi sull’andamento del fotovoltaico nella regione Piemonte, la quarta nel nostro paese (preceduta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) per numero di impianti e colei che detiene il primato per quanto riguarda invece l’energia idroelettrica.
I dati a fine 2022
Secondo le statistiche del GSE, al 31 dicembre 2022 in Italia risultano installati 1.225.431 impianti, per una potenza complessiva di 25.064 MW; di questi, 210.555 impianti e 2.490 MW fanno riferimento solo all’anno precedente, con una variazione rispettivamente del 161% e del 165% rispetto al 2021. Per quanto riguarda la regione Piemonte, essa conta il 7% delle installazioni totali, ovvero 86.015, con un aumento rispetto al 2021 del 22,2%, e l’8% della potenza (1.999 MW), corrispondente a una crescita dell’11,6% sul 2021. Guardando nello specifico al 2022, in Piemonte sono stati installati 15.615 impianti, il 7,5% del totale, e 207 MW di potenza, l’8,6%. La provincia di Cuneo si è classificata seconda a parimerito per potenza installata, registrando il 2,6% del totale. Per quanto riguarda infine la produzione, a fine 2022 si contavano 2.105 GWh, 221 GWh in più rispetto all’anno precedente.
Gli 86.015 impianti della regione sono così suddivisi:
Di questi, il 27% sono impianti a terra, mentre il 73% non a terra.
Gli impianti per settore
Gli impianti fotovoltaici installati fanno riferimento in particolare a tre settori: il residenziale, il terziario e quello industriale. Il primo conta 68.843 impianti, una potenza di 350 MW e una produzione di 316 GWh; il secondo, invece, comprende 7.367 impianti, 409 MW e 412 GWh; il terzo, infine, registra 5.353 impianti, 988 MW e 1.100 GWh.
Conclusioni
In questi ultimi anni il settore del fotovoltaico ha avuto una crescita significativa anche grazie agli incentivi governativi (si veda per esempio il Bando Efficienza energetica ed energie rinnovabili nelle imprese, menzionato in un recente articolo) e agli investimenti che tanti, privati e aziende, hanno deciso di fare nei confronti di queste nuove tecnologie sostenibili. Le statistiche analizzate mostrano un importante aumento che sembrerebbe destinato a rafforzarsi e che rappresenta un passo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi energetici che l’Italia e l’Europa stanno perseguendo.
Scopri nel blog di Powersol l'andamento del fotovoltaico nelle altre regioni italiane.
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Ritardo delle rinnovabili in Italia: un costo di 8 miliardi l’anno per le famiglie. Ener2Crowd denuncia la lentezza della transizione energetica e il peso economico sulle bollette
ITALIA – Il ritardo nello sviluppo delle energie rinnovabili in Italia sta costando caro alle famiglie: ben 8 miliardi di euro in più ogni anno sulle bollette domestiche
ITALIA – Il ritardo nello sviluppo delle energie rinnovabili in Italia sta costando caro alle famiglie: ben 8 miliardi di euro in più ogni anno sulle bollette domestiche. A rivelarlo è Ener2Crowd.com, la principale piattaforma italiana per gli investimenti green, che sottolinea come il mancato progresso nel settore non solo penalizzi l’ambiente ma gravi pesantemente sulle finanze dei…
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Città italiane virtuose verso la transizione energetica
Crescita record dell'energia solare in Italia: Brescia, Roma e Padova sul podio, seguono Torino e Milano. Gli impianti solari in Italia sono 100 mila in più rispetto allo scorso anno, sul podio Brescia (+3.856 impianti), Roma (+3.179) e Padova (+3.111). «Grazie all'incremento dell’energia solare gli obiettivi climatici mondiali sono ancora raggiungibili» sottolinea l’ingegnere Moreno Scarchini, ceo di EnergRed, E.S.Co. che ha ridisegnato la “Geografia delle fonti energetiche rinnovabili”. «Nel 2050, l’86% dell’energia generata in Europa proverrà da energia solare, eolica onshore, eolica offshore o idroelettrica» sottolinea Moreno Scarchini, ceo di EnergRed (www.energred.com), E.S.Co. impegnata nel sostenere la transizione energetica delle pmi italiane, che —basandosi su dati dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), su dati Bloomberg NEF, sul report “The Future of European Renewable Energy” promosso da Panasonic e su proiezioni basate su fonti proprie— ha ridisegnato la “Geografia delle fonti energetiche rinnovabili”. Al secondo posto in graduatoria troviamo l’Australia con l’80% e sul podio anche l’India con il 57%. Mentre la Cina si attesta al 49% e gli Stati Uniti al 36%. Ma, se fino ad oggi sono stati i Paesi nordici a guidare la transizione energetica, nei prossimi anni sarà l’Europa meridionale a guidare la crescita, con i maggiori investimenti sia in impianti di produzione che in infrastrutture. «Più in particolare in Italia si investirà soprattutto sulla produzione di energia solare, che registrerà un incremento del 120% entro il 2030» sottolinea il ceo di EnergRed. Già ad oggi nel nostro Paese la crescita c’è e si vede: nel primo trimestre del 2023 gli impianti solari in Italia sono 100 mila in più rispetto allo scorso anno, per un totale di 1,3 milioni di impianti. Numeri che confermano un trend che in Italia è costante. Sul podio della crescita (in valori assoluti) troviamo le province di Brescia con 3.856 nuovi impianti, Roma (+3.179) e Padova (+3.111). Ma nella top-5 ci sono anche Torino (+2.907) e Milano (+2.903). Al netto del maggior numero di installazioni realizzate nei primi 3 mesi dell’anno, la provincia d’Italia che conta più impianti solari è invece quella di Roma (50.887 impianti), sul podio insieme a Brescia (45.979) e Treviso (41.303). Seguono poi Padova (41.168), Vicenza (35.364), Torino (34.718), Venezia (31.619), Bergamo (30.834), Milano (30.371) e Verona (29.817). «Abbiamo appena vissuto —tra giugno ed agosto 2023— il trimestre più caldo del Pianeta, con ben 2 mesi su 3 che hanno conquistato il primato dei più caldi di sempre; ma portare le emissioni di gas serra del settore energetico mondiale ad un valore prossimo allo zero, limitando il riscaldamento globale a 1,5 gradi, rimane un obiettivo possibile grazie appunto alla crescita record delle principali tecnologie energetiche pulite» dicono gli esperti di EnergRed. Basandosi sulle diverse fonti prese in considerazione, la piattaforma EnergRed.com ha riaggiornato la previsione di spesa mondiale in nuove attività di generazione di energia da qui al 2050: 14 mila miliardi di dollari, dei quali l’80% impiegato verso fonti rinnovabili. «Prevediamo che il solare e l’eolico possano attirare investimenti per circa 5 mila miliardi di dollari ciascuno, mentre un altro miliardo di dollari verrà speso per le batterie» conclude Moreno Scarchini. Read the full article
#CO2#decabonizzazione#energiaeolica#energiasolare#EnergRed#fontienergetiche#fontirinnovabili#Gasserra#impiantisolari#riscaldamentoglobale
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L’evoluzione di Atitech sotto la guida di Gianni Lettieri
Gianni Lettieri è Presidente e Amministratore Delegato di Meridie Società per Azioni, prima azienda di investimenti del Sud Italia quotata in Borsa. Ma è anche tra i leader nel settore della manutenzione aeronautica, grazie alla sua Atitech, la più grande MRO (Maintenance, Repair and Overhaul) indipendente del mercato EMEA (Europe-Middle East-Africa). L’azienda fornisce servizi altamente qualificati di manutenzione di base, progettazione tecnica, soluzioni di design aeronautico e attività di officina, con una clientela di oltre 100 società tra compagnie aeree, enti istituzionali e governativi. Con sede a Napoli Capodichino e una base operativa a Roma Fiumicino, l’azienda dispone di nove hangar e offre il proprio servizio di manutenzione di linea su 32 scali periferici, di cui 21 in Italia e undici all’estero. Visione strategica e innovativa, crescita, qualità e sostenibilità i valori portati avanti da Gianni Lettieri, con Atitech che nel 2022 ha registrato un fatturato di 69 milioni di euro e prevede di arrivare a 160 milioni nel 2023. Ad affiancare l’imprenditore negli ultimi anni anche la figlia Annalaura Lettieri, che oggi ricopre il ruolo di General Counsel di Meridie. Tessile, rinnovabili e investimenti: le tappe imprenditoriali Gianni Lettieri ha iniziato la sua carriera nel 1979, aprendo a Monza e Casandrino degli stabilimenti produttivi per la lavorazione di tessuti, tintoria e finissaggio. Da allora, si è fatto strada nel settore tessile e dell’abbigliamento, arrivando a creare la prima società europea specializzata nella produzione di tessuto denim-ring e raggiungendo una certa fama anche negli Stati Uniti. Dopo aver dato vita alla Compagnia per lo sviluppo di energia rinnovabile CO.S.ER. S.r.l., attiva nell’ambito della produzione di energia da fonti rinnovabili, nel 2007 co-fonda Meridie, che oggi guida insieme ad Annalaura Lettieri, tramite la quale nel 2009 acquisisce Atitech. Gianni Lettieri ha ricoperto anche diversi incarichi istituzionali, tra cui la presidenza dell’Unione degli Industriali della Provincia di Avellino e quella dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli. Si è reso inoltre artefice di numerose iniziative a sostegno delle aziende, dei giovani e della legalità su tutto il territorio napoletano. Read the full article
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L'uso di auto elettriche in Italia: conseguenze positive e negative
L'Italia è uno dei paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione, con circa 69 auto per 100 abitanti. Questo ha portato a un aumento delle emissioni di gas serra e dell'inquinamento atmosferico. Per ridurre questi impatti negativi, il governo italiano ha promosso l'uso di auto elettriche. Conseguenze positive L'uso di auto elettriche ha una serie di conseguenze positive, tra cui: - Riduzione delle emissioni di gas serra: le auto elettriche non producono emissioni dirette di gas serra, contribuendo a ridurre il cambiamento climatico. - Miglioramento della qualità dell'aria: le auto elettriche non producono emissioni di gas di scarico, contribuendo a migliorare la qualità dell'aria. - Riduzione del rumore: le auto elettriche sono più silenziose delle auto a benzina o diesel, contribuendo a ridurre l'inquinamento acustico. - Indipendenza energetica: l'uso di auto elettriche alimentate da energia rinnovabile può contribuire a ridurre la dipendenza dall'energia fossile. Conseguenze negative L'uso di auto elettriche ha anche una serie di conseguenze negative, tra cui: - Aumento dei costi: le auto elettriche sono attualmente più costose delle auto a benzina o diesel. - Limitazione della mobilità: l'autonomia delle auto elettriche è ancora inferiore a quella delle auto a benzina o diesel, e la disponibilità di infrastrutture di ricarica è limitata. - Problemi di smaltimento delle batterie: le batterie delle auto elettriche sono composte da materiali tossici che richiedono un processo di smaltimento adeguato. Problemi di rete di distribuzione Inoltre, un problema importante da considerare è che la rete di distribuzione elettrica italiana è attualmente progettata per soddisfare la domanda di energia domestica con un basso consumo quotidiano (3-5kwora come massimale). Se si dovessero sostituire tutte le auto a benzina e diesel con auto elettriche, la richiesta di energia aumenterebbe significativamente. Secondo uno studio dell'Associazione Nazionale Filiera Industria Elettrica e dell'Automazione (ANIE), se tutte le auto in Italia fossero elettriche, la domanda di energia elettrica aumenterebbe di circa il 30%. Questo aumento della domanda potrebbe sovraccaricare la rete di distribuzione, causando interruzioni di corrente e altri problemi. Soluzioni per ridurre i problemi Per ridurre i problemi legati all'uso di auto elettriche in Italia, è necessario: - Sviluppare tecnologie per migliorare l'autonomia delle auto elettriche. Questo consentirebbe di ridurre la necessità di ricaricare le auto durante il giorno, quando la domanda di energia è più alta. - Promuovere l'utilizzo di energie rinnovabili. Le energie rinnovabili, come l'energia solare e l'energia eolica, sono meno costose e più sostenibili delle fonti di energia fossile. - Investire nella modernizzazione della rete di distribuzione. Questo include la costruzione di nuove linee elettriche e la sostituzione delle linee esistenti con cavi più robusti. L'uso di auto elettriche è una soluzione importante per ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell'aria. Tuttavia, è necessario affrontare le sfide legate alla rete di distribuzione elettrica e ai costi delle auto elettriche. Con gli investimenti adeguati, è possibile rendere l'Italia un paese leader nell'utilizzo di auto elettriche. La rete di distribuzione elettrica italiana Per migliorare la capacità della rete di distribuzione elettrica italiana a sostenere una richiesta così elevata di energia, è necessario: - Investire nella modernizzazione della rete di distribuzione. Questo include la costruzione di nuove linee elettriche e la sostituzione delle linee esistenti con cavi più robusti. - Promuovere l'utilizzo di energie rinnovabili. Le energie rinnovabili, come l'energia solare e l'energia eolica, sono meno costose e più sostenibili delle fonti di energia fossile. Investimenti nella rete di distribuzione Gli investimenti nella rete di distribuzione elettrica italiana sono necessari per aumentare la capacità della rete e renderla più resiliente. Questi investimenti includono la costruzione di nuove linee elettriche, la sostituzione delle linee esistenti con cavi più robusti e l'installazione di sistemi di controllo e monitoraggio avanzati. Promozione delle energie rinnovabili Le energie rinnovabili sono una soluzione importante per ridurre la dipendenza dalle fonti di energia fossile e ridurre le emissioni di gas serra. L'Italia ha un grande potenziale per l'utilizzo di energie rinnovabili, come l'energia solare e l'energia eolica. Soluzioni per ridurre le conseguenze negative Per ridurre le conseguenze negative dell'uso di auto elettriche in Italia, è necessario: - Promuovere lo sviluppo di tecnologie per migliorare l'autonomia delle auto elettriche. Questo consentirebbe di ridurre la necessità di ricaricare le auto durante il giorno, quando la domanda di energia è più alta. - Promuovere l'utilizzo di energie rinnovabili. Le energie rinnovabili, come l'energia solare e l'energia eolica, sono meno costose e più sostenibili delle fonti di energia fossile. - Investire nella modernizzazione della rete di distribuzione. Questo include la costruzione di nuove linee elettriche e la sostituzione delle linee esistenti con cavi più robusti. - Sviluppare soluzioni per lo smaltimento sostenibile delle batterie delle auto elettriche. Queste soluzioni richiederanno investimenti da parte del governo, delle imprese e dei cittadini. Tuttavia, sono necessarie per rendere l'uso di auto elettriche una soluzione sostenibile e accessibile a tutti. L'uso di auto elettriche è una soluzione importante per ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell'aria. Tuttavia, è necessario affrontare le sfide legate alla rete di distribuzione elettrica, ai costi delle auto elettriche e ai problemi di smaltimento delle batterie. Con gli investimenti adeguati, è possibile rendere l'Italia un paese leader nell'utilizzo di auto elettriche. Prospettive future Nel prossimo futuro, è probabile che l'uso di auto elettriche in Italia continuerà a crescere. Questo è dovuto a una serie di fattori, tra cui l'aumento dei costi del carburante, le crescenti preoccupazioni per l'ambiente e gli investimenti da parte del governo e delle imprese. Per far fronte a questa crescita, è necessario che il governo italiano continui a investire nella modernizzazione della rete di distribuzione elettrica e nello sviluppo di tecnologie per migliorare l'autonomia delle auto elettriche. Inoltre, è importante promuovere l'utilizzo di energie rinnovabili per ridurre la dipendenza dalle fonti di energia fossile. Quali sono i paesi più inquinanti e in che posizione di trova l'Italia I paesi più inquinanti al mondo sono quelli che producono più emissioni di gas serra, che sono responsabili del cambiamento climatico e di altri problemi ambientali. Secondo il rapporto "Emissions Gap Report 2022" del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), i primi 10 paesi più inquinanti al mondo nel 2020 sono stati: Cina (27,1%) Stati Uniti (14,5%) India (7,2%) Russia (4,6%) Giappone (3,0%) Germania (2,7%) Indonesia (2,6%) Brasile (2,5%) Iran (2,2%) Canada (2,0%) L'Italia si trova in 15ª posizione, con una quota di emissioni globali del 1,3%. Le emissioni di gas serra dell'Italia sono principalmente dovute al settore dei trasporti, che rappresenta circa il 30% delle emissioni totali. Il settore industriale è responsabile di circa il 25% delle emissioni, mentre il settore energetico rappresenta circa il 20%. L'Italia ha adottato una serie di misure per ridurre le emissioni di gas serra, tra cui: L'introduzione di un sistema di scambio di quote di emissione (ETS) per le imprese industriali e energetiche. L'incentivo all'utilizzo di energie rinnovabili. La promozione della mobilità sostenibile. Tuttavia, l'Italia ha ancora molto lavoro da fare per ridurre le sue emissioni e raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima. Read the full article
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Emilia Romagna, al via il primo bando regionale di 'basket bond': messo a disposizione delle aziende un fondo di garanzia da 25 milioni di euro
Emilia Romagna, al via il primo bando regionale di 'basket bond': messo a disposizione delle aziende un fondo di garanzia da 25 milioni di euro. Tra gli interventi previsti: la riqualificazione energetica, l'utilizzo di energie rinnovabili per gli impianti, i processi di economia circolare e la transizione ecologica. Bper Banca attraverso la direzione Corporate Investment Banking aiuterà le imprese emittenti a strutturare il proprio mini-bond. L'operazione è possibile grazie a un protocollo d'intesa siglato tra la Giunta regionale e Cassa Depositi e Prestiti Bologna – Dagli investimenti per la riqualificazione energetica e l'utilizzo di energie rinnovabili, associati anche a opere di miglioramento e adeguamento sismico, fino agli interventi per lo sviluppo di impianti e processi di economia circolare e per la transizione ecologica delle imprese. Sono questi gli obiettivi degli investimenti che le aziende dell'Emilia-Romagna potranno finanziare con il primo bando regionale di emissione di basket bond da 100 milioni di euro grazie alla garanzia messa a disposizione dalla Regione pari a 25 milioni. Con un canale di accesso al credito alternativo al tradizionale canale bancario, viale Aldo Moro punta a sostenere investimenti delle imprese in linea con l'obiettivo e le risorse del programma regionale Fesr 2021-2027 sui temi di sostenibilità, decarbonizzazione, biodiversità e resilienza. Oggi a Bologna, nella sede della Regione, la presentazione del primo bando regionale con gli assessori regionali Vincenzo Colla (Sviluppo economico e Green economy) e Paolo Calvano (Bilancio), il vicedirettore generale e direttore business di Cdp, Massimo Di Carlo e Marco Mandelli, chief Corporate & Investment Banking Officer di Bper Banca. Nel dettaglio, l'operazione poggia sul protocollo d'intesa siglato tra la Giunta regionale e Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) che ha avviato un rapporto di collaborazione proprio per promuovere l'emissione di obbligazioni da parte delle piccole e medie imprese della Emilia-Romagna. Inoltre, la garanzia rilasciata dalla Regione consentirà lo sviluppo di un volume di credito complessivo pari a quattro volte il fondo messo a disposizione, per un totale appunto di 100 milioni di euro. Bper Banca aiuterà le imprese emittenti a strutturare il proprio mini-bond, quale arranger del programma, e, insieme a Cassa Depositi e Prestiti, agiranno come investitori, sottoscrivendo ciascuna il 50% delle emissioni totali. "Un aiuto concreto alle imprese dell'Emilia-Romagna per investimenti all'insegna della sostenibilità, decarbonizzazione, biodiversità e resilienza- hanno detto Colla e Calvano-. Questi strumenti di finanziamento parallelo al sistema bancario sono finalizzati proprio a consentire l'accesso al mercato dei capitali a medie imprese o a quelle società a piccola e media capitalizzazione che, altrimenti, non avrebbero singolarmente l'appetibilità per attrarre a sé investimenti da parte di investitori qualificati e istituzionali". "Con il nuovo programma presentato oggi, prosegue e si rafforza il percorso di Cdp al fianco delle imprese del territorio, in sinergia con le istituzioni e il sistema bancario- ha dichiarato Di Carlo-. L'utilizzo dei Basket Bond e della garanzia regionale rappresenta un enorme opportunità di sviluppo per le aziende in quanto, grazie all'importante effetto leva presente in queste strutture, per ogni euro di risorse pubbliche impiegate vengono mobilitati quattro euro di finanziamenti per le Pmi della Regione. Inoltre, Cdp si conferma leader di mercato avendo partecipato a tutte le principali operazioni di Basket Bond in Italia, dal programma dedicato agli obiettivi Esg a quello per la promozione dell'innovazione tecnologica, che hanno visto coinvolte più di 240 società, per un importo di emissioni totali che supera il miliardo di euro". "Bper Banca partecipa attraverso la direzione Cib- ha spiegato Mandelli - a questa importante operazione dimostrando ancora una volta una grande attenzione per la crescita delle imprese del territorio, con focus particolare rivolto alla transizione energetica. Abbiamo una struttura che ci consente ormai di intercettare aziende di dimensioni diverse e con necessità strategiche differenti, offrendo strumenti di finanziamento tradizionali o altri più moderni e alternativi" Il bando I basket bond sono pacchetti di mini-bond emessi dalle imprese: possono accedere allo strumento le Pmi con almeno una sede operativa in Emilia-Romagna, a eccezione delle imprese operanti nel settore dell'agricoltura e della pesca e dell'acquacoltura. I mini-bond vengono ceduti, attraverso un articolato sistema di cartolarizzazione, a investitori istituzionali. I basket bond rappresentano lo strumento principale attraverso cui la Regione può sostenere l'accesso a canali alternativi di finanziamento per le imprese del territorio. Tra le caratteristiche del programma di emissione, sono previsti tagli dei mini-bond da un minimo di 2 a un massimo 4,8 milioni di euro, con una durata fino a 8 anni e possibile preammortamento fino a 24 mesi. Grazie alla presenza della garanzia regionale di prima perdita, le imprese emittenti conseguiranno un importante risparmio in termini di minor costo del credito.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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"Rilancio del piano Mattei: Prospettive per lo sviluppo dell'Africa sotto il governo Meloni del 2024"
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"Rilancio del piano Mattei: Prospettive per lo sviluppo dell'Africa sotto il governo Meloni del 2024"
Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa sotto il governo Meloni del 2024
Il piano Mattei è stato un’iniziativa storica che ha segnato profondamente la politica estera dell’Italia nei confronti dell’Africa. Sotto il governo Meloni del 2024, si prospetta un nuovo capitolo nelle relazioni tra l’Italia e il continente africano, con un’attenzione particolare alla promozione dello sviluppo sostenibile e alla cooperazione economica.
Le radici del piano Mattei e il suo impatto sull’Africa
Il piano Mattei, ideato dall’industriale Enrico Mattei negli anni ’50, aveva l’obiettivo di garantire all’Italia un approvvigionamento stabile di petrolio proveniente dall’Africa, ma allo stesso tempo si proponeva di promuovere lo sviluppo economico e sociale dei paesi africani. Questa visione lungimirante ha contribuito a stabilire legami duraturi tra l’Italia e l’Africa, aprendo la strada a partnership e iniziative di cooperazione che hanno avuto un impatto significativo sulla crescita e lo sviluppo del continente.
Il ruolo del governo Meloni nel rilancio del piano Mattei per l’Africa
Sotto il governo Meloni del 2024, il piano Mattei per l’Africa si propone di rilanciare e rinnovare l’impegno dell’Italia nei confronti del continente africano. In linea con la visione della Meloni, il piano punta a promuovere una cooperazione basata su valori di reciprocità, sostenibilità e sviluppo condiviso. Ciò significa non solo rafforzare le relazioni economiche, ma anche sostenere progetti volti a migliorare l’istruzione, la sanità, l’infrastruttura e l’innovazione tecnologica in Africa.Il governo Meloni intende inoltre incentivare gli investimenti italiani in settori chiave dell’economia africana, come l’energia, l’agricoltura sostenibile, l’industria manifatturiera e le infrastrutture. Questo approccio mira a favorire la crescita economica e a creare opportunità occupazionali sia in Italia che in Africa, contribuendo così a una maggiore prosperità condivisa.
Obiettivi e iniziative chiave del piano Mattei sotto il governo Meloni
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni si articola attorno a diversi obiettivi e iniziative chiave:1. **Promozione della sostenibilità**: Il governo Meloni si impegna a sostenere progetti e iniziative finalizzati a promuovere la sostenibilità ambientale e sociale in Africa. Ciò include la promozione delle energie rinnovabili, la tutela dell’ambiente, la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’adozione di pratiche agricole eco-compatibili.2. **Cooperazione nel settore energetico**: L’Italia, sotto il governo Meloni, intende rafforzare la cooperazione nel settore energetico con i paesi africani, promuovendo la diversificazione delle fonti energetiche e sostenendo lo sviluppo di infrastrutture per la produzione e la distribuzione di energia pulita.3. **Sviluppo dell’agricoltura e della sicurezza alimentare**: Il piano Mattei prevede iniziative volte a potenziare l’agricoltura africana, migliorare le tecniche di coltivazione, promuovere la sicurezza alimentare e favorire l’accesso ai mercati per i produttori locali.4. **Innovazione e sviluppo tecnologico**: Il governo Meloni punta a sostenere progetti di innovazione e sviluppo tecnologico in Africa, promuovendo l’accesso alle tecnologie digitali, la formazione professionale e l’impiego delle nuove tecnologie per migliorare i servizi e le infrastrutture.5. **Collaborazione nel settore sanitario**: L’Italia si impegna a rafforzare la collaborazione nel settore sanitario, supportando programmi di prevenzione delle malattie, migliorando l’accesso alle cure mediche e promuovendo lo scambio di conoscenze e competenze nel campo della salute pubblica.Inoltre, il piano Mattei prevede la promozione di iniziative culturali, lo scambio accademico e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico africano, al fine di favorire una maggiore comprensione reciproca e rafforzare i legami tra le comunità italiane e africane.
Conclusioni
Il rilancio del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni del 2024 rappresenta un’opportunità unica per rafforzare le relazioni tra l’Italia e il continente africano, promuovendo uno sviluppo sostenibile, la cooperazione economica e la prosperità condivisa. Attraverso un’impegno concreto e una visione lungimirante, l’Italia si pone come partner affidabile e costruttivo per contribuire al progresso e al benessere dell’Africa, consolidando al contempo il proprio ruolo nel contesto internazionale.
Investimenti e partenariati strategici per lo sviluppo dell’Africa
Sotto il governo Meloni, il piano Mattei per l’Africa mira a creare un quadro di investimenti e partenariati strategici che possano stimolare la crescita economica e lo sviluppo sostenibile del continente. Questo approccio si basa sulla convinzione che una collaborazione mutuamente vantaggiosa tra l’Italia e i paesi africani possa portare benefici a entrambe le parti.Uno degli elementi chiave di questa strategia è l’attrazione di investimenti italiani in Africa. Il governo Meloni si impegna a offrire incentivi e garanzie per incoraggiare le imprese italiane a espandere le loro attività nel continente africano. Ciò include agevolazioni fiscali, programmi di supporto alle esportazioni e assistenza per l’accesso ai mercati locali. Attraverso questi investimenti, l’Italia mira a creare nuove opportunità occupazionali, trasferire know-how e tecnologie e promuovere lo sviluppo di filiere produttive sostenibili.Allo stesso tempo, il piano Mattei promuove partenariati strategici tra aziende italiane e africane, favorendo la creazione di joint venture, accordi di collaborazione e reti di fornitura. Questi partenariati non solo faciliteranno l’accesso ai mercati, ma consentiranno anche di condividere best practice, conoscenze e competenze tra i diversi attori, contribuendo al rafforzamento delle capacità produttive e manageriali delle imprese africane.
Modernizzazione delle infrastrutture e connettività
Un altro pilastro fondamentale del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni è la modernizzazione delle infrastrutture e il miglioramento della connettività all’interno del continente. Consapevole del ruolo cruciale delle infrastrutture per lo sviluppo economico, il governo italiano si impegna a sostenere progetti di ammodernamento e potenziamento delle reti di trasporto, comunicazione e approvvigionamento energetico.In particolare, l’Italia intende collaborare con i paesi africani per la realizzazione di progetti infrastrutturali strategici, come la costruzione di strade, ferrovie, porti e aeroporti. Questi investimenti mireranno a migliorare la mobilità delle persone e delle merci, facilitando l’integrazione dei mercati e l’accesso ai servizi essenziali. Inoltre, il piano Mattei prevede il sostegno allo sviluppo di reti di telecomunicazione ad alta velocità, per promuovere l’accesso alle tecnologie digitali e favorire la connettività in tutto il continente.Parallelamente, il governo Meloni si impegna a sostenere iniziative volte a garantire la sostenibilità e la resilienza di queste infrastrutture, ad esempio attraverso l’adozione di soluzioni a basso impatto ambientale, come le energie rinnovabili, e l’implementazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici.
Istruzione, formazione e sviluppo del capitale umano
Nell’ambito del piano Mattei per l’Africa, il governo Meloni riconosce l’importanza cruciale dello sviluppo del capitale umano come motore della crescita e dello sviluppo a lungo termine. Pertanto, il piano prevede investimenti significativi nell’istruzione e nella formazione professionale, al fine di potenziare le competenze e le capacità della popolazione africana.Uno degli obiettivi chiave è quello di migliorare l’accesso all’istruzione, soprattutto per le fasce più vulnerabili della società, come le donne e le comunità rurali. Ciò comporterà il sostegno alla costruzione e all’ammodernamento di istituti scolastici, l’aumento del numero di borse di studio e l’implementazione di programmi di alfabetizzazione e di educazione di base.Inoltre, il piano Mattei si concentrerà sulla formazione professionale, promuovendo l’acquisizione di competenze tecniche e manageriali attraverso partnership tra istituti di formazione italiani e africani. Questo approccio mira a creare una forza lavoro qualificata in grado di sostenere lo sviluppo di nuovi settori economici e di favorire l’innovazione.Il governo Meloni intende anche incoraggiare gli scambi accademici e la collaborazione tra università e centri di ricerca italiani e africani. Ciò consentirà di facilitare il trasferimento di conoscenze e buone pratiche, nonché di promuovere la ricerca e l’innovazione in ambiti di interesse comune, come l’agricoltura sostenibile, le energie rinnovabili e la gestione delle risorse naturali.
Promozione della parità di genere e dell’empowerment femminile
Un aspetto fondamentale del piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni è l’impegno a promuovere la parità di genere e l’empowerment femminile. Riconoscendo il ruolo essenziale delle donne nello sviluppo sociale ed economico del continente, il piano prevede iniziative mirate a sostenere l’uguaglianza di opportunità e a rafforzare il ruolo delle donne in tutti i settori.Tra le principali azioni previste, vi sono:1. **Accesso all’istruzione e alla formazione**: Il piano Mattei si impegna a garantire pari opportunità di accesso all’istruzione e alla formazione professionale per le ragazze e le donne, al fine di colmare il divario di genere nel campo dell’istruzione.2. **Empowerment economico**: Saranno avviati programmi di supporto all’imprenditorialità femminile, facilitando l’accesso al credito, alla formazione manageriale e alle reti di business per le donne africane.3. **Partecipazione alla leadership e ai processi decisionali**: Il governo Meloni incoraggia la partecipazione attiva delle donne ai processi decisionali e di governance, promuovendo la loro rappresentanza in ruoli di leadership a livello politico, sociale ed economico.4. **Tutela dei diritti e contrasto alla violenza di genere**: Il piano Mattei prevede il sostegno a iniziative di sensibilizzazione, di rafforzamento delle istituzioni e di assistenza alle vittime per combattere la violenza di genere e promuovere il rispetto dei diritti delle donne.5. **Conciliazione tra vita lavorativa e familiare**: Saranno adottate misure volte a facilitare l’equilibrio tra lavoro e vita privata per le donne africane, attraverso il miglioramento dei servizi di cura e il sostegno alle politiche di parità di genere.Attraverso queste azioni, il piano Mattei mira a creare un ambiente più equo e inclusivo, in cui le donne possano avere pari opportunità di partecipazione e di contributo allo sviluppo socio-economico dell’Africa.
Rafforzamento della governance e dello stato di diritto
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni riconosce l’importanza di promuovere una governance efficace e lo stato di diritto come prerequisiti fondamentali per uno sviluppo sostenibile e inclusivo del continente. Pertanto, il piano prevede iniziative volte a rafforzare le istituzioni, combattere la corruzione e sostenere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.In particolare, il governo italiano si impegna a offrire assistenza tecnica e formazione per migliorare le capacità amministrative e gestionali delle istituzioni pubbliche africane. Ciò comprenderà il supporto allo sviluppo di sistemi di gestione delle finanze pubbliche, di procedure di appalto trasparenti e di meccanismi di controllo e responsabilità.Inoltre, il piano Mattei prevede il sostegno a iniziative di rafforzamento dello stato di diritto, attraverso il miglioramento dell’accesso alla giustizia, il potenziamento dei sistemi giudiziari e il contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. Queste azioni mireranno a creare un ambiente più stabile e favorevole agli investimenti, stimolando la fiducia degli operatori economici e della società civile.Il governo Meloni intende inoltre promuovere il coinvolgimento e la partecipazione della società civile nei processi decisionali, al fine di favorire la responsabilità e la trasparenza delle istituzioni. Saranno sostenute iniziative di capacity building per le organizzazioni non governative e i movimenti sociali, per rafforzarne il ruolo di monitoraggio e di advocacy.Attraverso questo approccio globale, il piano Mattei mira a contribuire alla creazione di istituzioni più solide e democratiche in Africa, garantendo così le condizioni necessarie per uno sviluppo equo e inclusivo a lungo termine.
Cooperazione multilaterale e partenariati internazionali
Il piano Mattei per l’Africa sotto il governo Meloni riconosce l’importanza della cooperazione multilaterale e dell’instaurazione di partenariati internazionali per affrontare le sfide comuni e promuovere lo sviluppo sostenibile del continente.In questa prospettiva, l’Italia si impegna a rafforzare il suo ruolo all’interno di organismi e istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite, l’Unione Africana e le banche di sviluppo multilaterali. Attraverso questa partecipazione attiva, il governo Meloni intende contribuire alla definizione di politiche e di programmi di cooperazione allo sviluppo allineati con le esigenze e le priorità dei paesi africani.Inoltre, il piano Mattei prevede l’intensificazione della collaborazione con altri partner internazionali, come l’Unione Europea, gli Stati Uniti e i principali paesi emergenti. Questi partenariati strategici consentiranno di mobilizzare ulteriori risorse finanziarie, tecnologiche e di know-how, favorendo un approccio coordinato e sinergico agli interventi di sviluppo in Africa.Il governo Meloni si impegna inoltre a promuovere la cooperazione Sud-Sud, facilitando lo scambio di buone pratiche e di esperienze tra i paesi africani e altri paesi in via di sviluppo. Ciò permetterà di rafforzare le capacità locali e di stimolare soluzioni su misura per le sfide specifiche del continente.Infine, il piano Mattei prevede il coinvolgimento di attori non statali, come il settore privato, le organizzazioni della società civile e le comunità locali, nella definizione e nell’attuazione delle iniziative di cooperazione. Questo approccio multiattoriale contribuirà a garantire l’allineamento delle attività di sviluppo con i bisogni e le aspirazioni delle popolazioni africane.Attraverso questa strategia di cooperazione multilaterale e di partenariati internazionali, il piano Mattei mira a moltiplicare l’impatto degli sforzi italiani, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e promuovendo sinergie a livello globale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in Africa.
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